Domus de Janas

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Le domus de janas (letteralmente "case delle fate") sono sepolture scavate nella roccia caratteristiche di tutte le culture prenuragiche della Sardegna. In Sardegna se ne conoscono 3500 esemplari risalenti al 3500-2800 a.C. Le domus de janas si ritrovano spesso in gruppi di due o tre, ma anche in insiemi più numerosi, come le necropoli Fund’e monti-Tracucu (comune di Lotzorai) e Monte Arista (comune di Cardedu). Quelle isolate sono più rare. Le domus de janas possono essere composte da uno o più ambienti, e vengono classificate in monocellulari, bicellulari o pluricellulari. L'ampiezza e la stessa forma degli ambienti interni sono strettamente collegate al tipo di roccia, visto che lo scavo veniva effettuato con semplici strumenti in pietra, i cosiddetti picchi da scavo. Si hanno ambienti piccoli e di forma irregolare nel granito, più ampi, spaziosi e regolari nella trachite, calcare e arenaria, che sono rocce più tenere. Le pareti delle camere delle domus sono spesso decorate con motivi scolpiti, sia architettonici che figurati. Quelli architettonici vanno dalla semplice rifinitura dei portelli alla riproduzione di gradini, cornici, banconi, colonne, pilastri, architravi, false porte. Si tratta in sostanza di una rappresentazione delle dimore dei vivi, mentre le false porte simboleggiano il passaggio al mondo dei morti. Le rappresentazioni schematiche o naturalistiche, in rilievo, incise, o dipinte, della testa del toro o delle sue corna , sembrano richiamare il culto del dio Toro, che era principio di rigenerazione dalla morte, e simbolo di vita e fertilità. Queste decorazioni sembrano indicare una funzione rituale di alcuni degli spazi interni. Il ritrovamento di particolari elementi rituali (focolari, coppelle, resti di offerte animali), fa pensare allo svolgimento di cerimonie connesse con il culto dei defunti. Le domus de janas, oltre che durante la cultura di Ozieri, furono riutilizzate e realizzate anche durante le prime fasi prenuragiche, e fino alle soglie dell'età nuragica.